Economia
Cooperative, la road map verso la centrale unica
«Il traguardo è chiaro e sarà un grande vantaggio per tutte le associate». La 29 Giugno? «Non è una questione che riguarda nelle specifico le coop, ma il rapporto della pubblica amministrazione con i suoi fornitori». Intervista a Rosario Altieri, neo presidente dell'Alleanza delle cooperative italiane
di Redazione
Da qualche giorno Rosario Altieri, salernitano, numero uno dell’Associazione generale cooperative italiane, è il nuovo presidente dell’Alleanza della cooperative italiane ( che rappresentano circa il 90% del movimento cooperativo italiano e più nel dettaglio l'85% della occupazione, il 92,8% del fatturato e una percentuale maggiore del patrimonio e del capitale sociale). Succede al suo omologo di Legacoop, Mauro Lusetti (che insieme a Maurizio Gardini di Confcooperative ha assunto la qualifica di coopresidente). Toccherà quindi ad Atieri gestire dal ponte più alto questa importante fase in vista dell’ultimo miglio (la carica, rinnovabile per un mandato, scade fra un anno).
L’orizzonte è fissato: gennaio 2017. È quella la scadenza entro cui le tre centrali cooperative, Legacoop, Cofcooperative e Agci, si fonderanno nella centrale unica. Mancano quindi due anni al termine. Già ora però la gran parte della attività di rappresentanza (trattative per i 16 CCNL, tavoli governativi, audizioni parlamentari) è esercitata direttamente dall’Alleanza. Non solo. Tra le altre iniziative comuni già attivate si possono citare: 1) Cooperfidi Italia che ha unificato nove dei confidi della cooperazione e garantisce oggi finanziamenti per oltre 200 milioni di euro; 2) i tre fondi di previdenza complementare negoziale (Cooperlavoro, Previcooper e Filcoop) che contano 117.000 mila iscritti e un patrimonio complessivo in gestione di oltre 1 miliardo di euro; 3) Fon.Coop il fondo di formazione continua con interventi formativi che hanno arricchito e realizzato le competenze dei lavoratori e dei soci di cooperativa (13.600 imprese, 630.000 lavoratori); 4) CFI società finanziaria che ha come obiettivo la partecipazione temporanea al capitale di rischio delle cooperative; 5) i fondi integrativi sanitari negoziali (Coopersalute, Filcoop agricolo e Fasiv) che contano 110.000 iscritti; 6) Coopform l’ente bilaterale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Altieri cosa prevede la sua agenda per quest’anno?
Organizzazione, identità cooperativa, vigilanza e lotta alle false cooperative. Sono questi i punti cardinali del nostro lavoro dei prossimi mesi. A settembre su questi punti tireremo le fila. Dopo di che partirà la fase finale del percorso che ci porterà all’unità. A dicembre 2016 terremo i congresso di scioglimento delle vecchie sigle e il congresso elettivo della nuova centrale unica.
Nel frattempo però non si può nascondere sotto il tappeto le questioni emerse con lo scandalo romano della 29 giugno. Non crede?
Certo e infatti stiamo preparando una proposta di legge di iniziativa popolare proprio sul tema della vigilanza. Il nostro ufficio legislativo è al lavoro proprio su questo punto. Ma nomn va dimenticato che in base all’articolo 45 della costituzione le verifiche sono a carico del Ministero dello Sviluppo economico, il quale, in convenzione le affida alle centrali cooperative per quanto riguarda i loro associati. Dentro questo perimetro la nostra capacità di copertura è del 95/96%. Molto più bassa è invece quella delle verifiche effettuate direttamente dal ministero sui non aderenti.
Questa però è solo una faccia della medaglia. La 29 Giugno aveva tutti i bilanci a posto e aderiva a pieno titolo a Legacoop…
È vero, i controlli di cui parliamo sono infatti controlli documentali. Il bubbone romano pone un altro problema e a mio avviso è bene distinguere. In quel caso la cooperazione c’entrava non in quanto tale, ma in quanto fornitrice di un’amministrazione pubblica. E qui l’attenzione dovrebbe andare allora alla riforma degli appalti che dove essere sottoposti a controlli più puntuali nell’ottica della massima trasparenza. Il mondo della cooperazione va senz’altro rinnovato, ma non gli si può gettare addosso la croce a sproposito.
Tornando all’unione cooperativa, un’ultima domanda: quali saranno i vantaggi per le singole cooperative associate?
Innanzitutto la capacità di fornire servizi e fare rete in modo capillare in tutto il territorio nazionale a prescindere dal singolo radicamento di Legacoop, Confcoop o Agci. Poi c’è il tema della rappresentanza sia a livello locale, sia a livello nazionale. Con i numeri che può vantare la centrale unica il peso specifico e l’impatto sul decisore politico e sull’opinione pubblica sarà senz’altro più grande. Infine l’Europa. Nei giorni scorsi siamo stati a Bruxelles dove abbiamo incontrato gli europarlamentari italiani per condividere i dossier che più ci stanno a cuore: penso all’iva per le cooperazione sociali, piuttosto che al credito cooperativo o alla normativa sul sistema di produzione e consumo. Ecco, anche in quel contesto facendo fronte comune piuttosto che andando ognuno per sé, le chances di incidere sono senz’altro maggiori.
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