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Gaza, presidente Croce rossa: Diritto umanitario carta straccia, mai visto nulla di simile

Francesco Rocca è nella Striscia come inviato per la Federazione internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa: "Sono appena stato a Beit Hanoun, è rasa al suolo, immagine che ricorda i documentari su Stalingrado. Qui non c'è un luogo al sicuro, nemmeno per gli operatori sanitari, che non riescono nemmeno a raggiungere in sicurezza i luoghi colpiti dalle bombe"

di Daniele Biella

“Non ho mai visto nulla di simile. La distruzione di alcune zone della Striscia di Gaza, come Beit Hanoun, dove sono appena stato, ricorda i filmati in bianco e nero dopo la battaglia di Stalingrado: tutto raso al suolo. Ero venuto qui anche nel 2008, alla fine dell’Operazione militare israeliana Piombo fuso. Niente a che vedere, questa volta è molto, molto peggio”. Arrivano perentorie le parole di Francesco Rocca, capo della Cri (Croce rossa italiana) e soprattutto vicepresidente dei 189 enti della Federazione internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa, motivo per cui si è recato in visita ufficiale nella Striscia, mentre continuano i bombardamenti dell’esercito di Israele, che dall’8 luglio, data di inizio dell’Operazione Margine protettivo, hanno causato almeno 2mila morti in gran parte civili, 10mila feriti e centinaia di migliaia di sfollati interni, contrapposti ai razzi dei militanti di Hamas, che hanno invece provocato 67 morti, quattro civili e 63 soldati.

Qual è la situazione umanitaria in questo momento?
Non c’è un solo luogo in tutta la Striscia di Gaza che sia al sicuro dai bombardamenti. Persino il livello di movimento per i soccorritori è bassissimo, si susseguono forti esplosioni, c’è difficoltà di accesso nelle zone colpite, per arrivare ai feriti. I bisogni della popolazione sono molteplici, l’emergenza va oltre ogni immaginazione sotto ogni aspetto. Non c’è alcuna condizione di sicurezza, anche perché nel momento in cui in una zona parte un razzo di Hamas, di lì a poco arriva la reazione israeliana che mira a obiettivi individuati, costi quel che costi.

Non avete avanzato richieste in merito al Governo israeliano o alla comunità internazionale?
Sì, è dall’inizio dell’operazione militare israeliana che denunciamo l’impossibilità per i nostri operatori di lavorare in sicurezza. Molti hanno perso la vita, ben 27 ambulanze sono state colpite e distrutte dalle bombe. L’impressione è che Israele stia facendo carta straccia del diritto umanitario internazionale. Le regole sono saltate del tutto, non ricordo precedenti simili negli ultimi decenni.

Avete avuto difficoltà a entrare nella Striscia?
No, perché in questo caso il diritto internazionale, che prevede visite come questa in luoghi di guerra, è stato rispettato. Ma so di altre organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International, che non riescono a venire qui. Questo è un grande problema che riguarda il rapporto con le istituzioni israeliane, e spero venga risolto al più presto.

Cosa chiedono i civili che incontra a Gaza e dintorni?
C’è una cosa che chiedono tutti: raccontare quello che abbiamo davanti agli occhi. Ho visitato poco fa i due ospedali principali, Shifa e Al Quds, il ricordo più vivo è quello di un ragazzo appartenente a una famiglia i cui membri sono tutti ricoverati dopo che stanotte è stata bombardata la loro casa. Ebbene, con un filo di voce e scambiandomi probabilmente per un giornalista, mi ha detto: “lo faccia sapere, al mondo intero, che quando è arrivata la bomba ognuno di noi stava dormendo nel suo letto”.

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