Formazione

Cari dirigenti, il vostro compito è rompere l’inerzia

Al Nord come Sud, nei piccoli paesi come nelle grandi città, alla scuola dell’infanzia come al liceo, ci sono scuole che stanno guidando la rivoluzione della didattica. Indire le ha riunite nella rete “Avanguardie Educative” per “modellizzare” le loro esperienze. Un’analisi di Giovanni Biondi in vista del Forum Nazionale Scuole Aperte del prossimo 16 giugno

di Sara De Carli

Giovanni Biondi è l’uomo che guida l’Indire, il cuore pensante dell’innovazione e del  miglioramento della scuola italiana. Qui a fine marzo è nata la rete “Avanguardie Educative”, in cui Indire ha invitato le scuole che negli ultimi anni si sono distinte per innovazioni strutturali e di metodologia didattica. Sono le scuole d’eccellenza in Italia, i pionieri che hanno osato rompere l’inerzia di un sistema che si perpetua identico a se stesso praticamente da un secolo. Ma – ne è convito – ora siamo al momento della svolta. Un’analisi in vista dell’appuntamento del 16 giugno a Milano, Verso il Forum Nazionale Scuole Aperte, organizzato da Vita in collaborazione con Miur, Anci e Comune di Milano.

L’innovazione nella scuola è un fenomeno “micro”, legato a ciò che singole scuole fanno e “inventano” ogni giorno sui territori. Lei è forse l’unico in Italia a poter avere uno sguardo complessivo. Quali sono le esperienze più interessanti?
Il grado di innovazione delle scuola ha due livelli. In Italia le scuole che hanno fatto un po’ di strada saranno una trentina, poi ci sono diverse centinaia di scuole stanno cominciando ad innovare, partendo da una classe e contagiando le altre: è un percorso promettente, perché le classi 2.0 il prossimo anno scolastico saranno 2mila. L’innovazione nella scuola avviene per contagio, è virale.

Le trenta scuole d’avanguardia invece chi sono?
Sono quelle che hanno completamente trasformato il modello didattico, soprattutto attraverso un utilizzo diffuso delle tecnologie. Sono le scuole che sono riuscite a rompere lo schema-classe, abbandonando la centralità della lezione frontale. Stanno modificando orari, calendari, libri di testo… stanno facendo una rivoluzione! Per esempio con alcune di loro ci siamo accorti che se davvero si mettono i ragazzi al centro del processo di costruzione della conoscenza, non è possibile fare un’ora di latino, una di scienze, due di italiano… così nei primi quattro mesi dell’anno scolastico fanno solo quattro materie, nel secondo quadrimestre le altre.

Possiamo però permetterci di affidarci solo all’entusiasmo di singoli dirigenti e insegnanti per avviare il contagio?
Il Ministero ha sempre fatto formazione, il fatto però è che ognuno ha recitato il copione a modo suo. Immagini il Re Lear fatto da Strehler e da una compagnia amatoriale: il copione è lo stesso, ma ne escono due cose diversissime. Noi come Indire stiamo mandando due ricercatori in ciascuna di queste trenta scuole per modellizzare l’innovazione fatta renderla qualcosa di meno artigianale, meno interpretata, meno “vestito su misura”. Un abito su misura è difficile da esportare, se facciamo delle taglie standard sarà più facile diffondere l’innovazione.

L’altra faccia dell’innovazione è il crescente ruolo delle associazioni di genitori nella gestione degli spazi e nell’ampliamento dell’offerta formativa.
Questo però non è un fenomeno nuovo. Anzi, forse trent’anni fa era più diffuso di oggi, benché fosse meno organizzato e meno articolato. Oggi è molto più organizzato, ha ragione, e per questo diventa più visibile e più di impatto. Questo fenomeno è davvero a macchia di leopardo, perché dipende in toto dall’interpretazione che il singolo dirigente dà della norma e del ruolo della scuola. È semplice: se c’è un preside burocrate, che vive con la circolare in mano, la scuola si chiude; se c’è un preside smart, che crede nel rapporto fra scuola e territorio, spalanca le porte e non trova alcun Codice civile che lo blocchi.

Vuol dire che la scuola aperta si può fare subito e che dipende solo dai dirigenti?
Certo. Anzi, ci sono un sacco di cose che la legge sull’autonomia di Berlinguer permette ma che le scuole ancora non fanno. Ad esempio le reti di scuole, che consentirebbero addirittura la mobilità degli insegnanti all’interno della rete.

Quali sono le modifiche legislative o di regolamenti che potrebbero aiutare a "liberare" le scuole?
Bisogna completare il disegno dell’autonomia scolastica. Un organismo è autonomo e non periferico quando – lo dice l’Unione europea – ha tre componenti: la gestione del personale, e quindi recluta e paga il personale; quando è proprietario dell’immobile che usa; quando ha autonomia di governance. Le Università hanno tutti i tre elementi e infatti sono autonome. Le scuole non ne hanno nessuno e checché se ne dica, quindi, non sono autonome: sono ancora organismi periferici dello Stato e infatti per gestire le università il Ministero non ha uffici sul territorio, distribuisce fondi e basta, mentre per le scuole abbiamo tre livelli di gestione, arrivando fino al livello provinciale. Se si vuole che nella scuola ci sia una forte partecipazione dei genitori in senso non ancillare ma da protagonisti, bisogna arrivare a completare l’autonomia delle scuole, ovvero a realizzare queste tre condizioni.

È fattibile?
Si tratta di una scelta politica. Il mio parere è che oggi noi non abbiamo più i vantaggi del sistema gerarchico e centralizzato di una volta e non abbiamo ancora i vantaggi di un sistema reticolare. Siamo in mezzo al guado, con solo gli svantaggi di entrambi i sistemi. Stare nel mezzo è un errore. O si torna indietro o si va verso un modello anglosassone, non abbiamo scelta.

Raccontando le esperienze di scuole innovative è evidente che in Italia in questo momento ci sono scuole impensabilmente all’avanguardia e scuole ferme. Come si può controllare il rischio della doppia velocita nella qualità?
Non lo considero un rischio, sta nella natura delle cose e di fatto è sempre stato così, è inutile far finta di no. Pensi alla sanità: avere ospedali di altissima qualità che trascinano tutti verso l’alto è più importante della qualità media. Lo stesso succederà nella scuola: queste trenta scuole innovative trascineranno verso l’alto le altre, nell’ottica del contagio. Per riuscirci però ci deve essere qualcuno che parte per primo: bisogna rompere l’inerzialità, perché la scuola tende a riprodursi sempre uguale. Insomma, chi rompe il guscio e fa il pioniere svolge una funzione fondamentale per tutto il sistema.

Quale ruolo hanno le nuove tecnologie nel disegnare la scuola del futuro?
Le nuove tecnologie non sono un obiettivo, ma uno strumento. Portare una Lim o i tablet in classe non è un valore in sé, ma nella misura in cui la scuola può cambiare grazie alle opportunità che le nuove tecnologie offrono. Questo è interessante. E questo è ciò che sta accadendo a livello mondiale: viviamo un momento in cui si sta ripensando globalmente il modello formativo e il modello di scuola che conosciamo.

L’Italia in questo processo mondiale come è messa?
Lo dice l’OCSE, non io: abbiamo ottime idee, un’impostazione più che corretta, ma ci stiamo mettendo troppi pochi soldi.

Qui l’elenco delle scuole che al momento fanno parte della rete “Avanguardie Educative”, promossa da Indire:
1.    Isis A. Malignani, Udine, www.malignani.ud.it
2.    Liceo Camillo Golgi, Breno (BS), www.liceogolgi.it
3.    Liceo scientifico statale F. Lussana, Bergamo, www.liceolussana.com
4.    Istituto tecnico economico E. Tosi, Busto Arsizio (VA), www.etosi.it
5.    Liceo Leone XIII, Milano, www.leonexiii.it
6.    Its Pacioli, Crema, www.pacioli.net
7.    Istituto comprensivo San Giorgio, Mantova, www.icsangiorgio.gov.it
8.    Istituto superiore E. Fermi, Mantova, www.fermimn.gov.it
9.    Istituto tecnico industriale E. Majorana, Grugliasco (TO), www.itismajo.it
10.    Liceo Melchiorre Gioia, Piacenza, www.liceogioia.it
11.    Istituto comprensivo di Cadeo e Pontenure, Cadeo (PC), www.istitutocomprensivocadeo.it
12.    Itsos C. E. Gadda, Fornovo di Taro (PR), www.itsosgadda.it
13.    Iis Paciolo-D’Annunzio, Fidenza (PR), www.paciolo-dannunzio.it
14.    Liceo scientifico e musicale Attilio Bertolucci, Parma, www.liceoattiliobertolucci.org
15.    Istituto comprensivo 9, Bologna, www.ic9bo.it
16.    Istituto comprensivo Baccio da Montelupo, Montelupo Fiorentino (FI), www.istitutocomprensivomontelupo.it
17.    Iis Savoia Benincasa, Ancona, www.savoiabenincasa.it
18.    Istituto comprensivo Bruno da Osimo, Osimo (AN), www.auxischool.org
19.    Istituto comprensivo Solari, Loreto (AN), www.istitutocomprensivosolari.it
20.    Itts Volta, Perugia, www.avolta.pg.it
21.    Scuola statale Gaio Cecilio Secondo, Roma, www.ceciliosecondo.it
22.    Liceo linguistico e tecnico-economico M. Polo, Bari, www.marcopolobari.it
23.    Iti Liceo scientifico tecnologico E. Majorana, Brindisi, www.majoranabrindisi.it
24.    Itc Michele Laporta, Galatina (LE), www.itcgalatina.it

 
 

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.