Non profit
Il paradosso del 2 per mille ai partiti
Approvata in via definitiva la norma che sostituisce il sistema dei rimborsi elettorali. Il nostro esperto Carlo Mazzini: «Così il fisco ha deciso che finanziare i partiti è socialmente più meritorio rispetto al sostegno del welfare e del non profit»
Il 2 per mille è legge. Ieri la Camera ha dato il via libera alla conversione del decreto del governo Letta, già recepito dal Senato. La norma approvata in seconda lettura ha recepito le modifiche votate a Montecitorio: a partire da quest’anno quindi sono previste detrazioni fiscali per le erogazioni liberali in denaro (fatte tramite bonifico) in favore dei partiti politici da parte delle persone fisiche. Il tetto è di 100mila euro.
Il vantaggio fiscale vale nel limite massimo di 30mila euro (limite che rispetto al testo di partenza, grazie anche ad una campagna della società civile, è stato abbassato appunto a 30mila rispetto dagli originari 70mila. Vedi nelle correlate) con detrazioni che non possono superare il 26%. Lo stesso limite imposto alle donazioni alle onlus a cui però viene applicato un tetto massimo di 2.065 euro. Questo significa che per donazioni consistenti, per esempio di 30mila euro, i benefici fiscali per chi dona alla politica sono di circa 4 volte maggiori rispetto a chi dona alle non profit.
«Dietro questa operazione», commenta il nostro esperto di legislazione tributaria Carlo Mazzini, «si cela una scelta politica inquietante: il legislatore sostanzialmente ci sta dicendo che le donazioni ai partiti sono più meritevoli rispetto a quelle destinate alle non profit». «Lo testimonia la politica dei tetti» continua Mazzini, «oltre al fatto che bastate poche settimane per stabilizzare il 2 per mille, mentre sono sette anni che aspettiamo una legge definitiva per il 5 per mille». Ciò detto per Mazzini non sono i vantaggi fiscali a «determinare la scelta di donare», quanto la credibilità dell’ente destinatario, «ma certo una volta presa la decisione, le leve fiscali diventano un incentivo importante che va ad incidere sull’entità della donazione». Ovvero: difficilmente assisteremo a un travaso di donazioni dal non profit ai partiti, ma rimane l’assurdità che il sistema fiscale abbia deciso che i donatori dei partiti siano più meritevoli rispetto a chi sostiene le cause sociali e il nostro malandato welfare.
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