Salute

Chiusura OPG rinviata al 2017

La Conferenza delle Regioni approva l'emendamento che rinvia al 1 aprile 2017 la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Un'opzione inaccettabile per StopOPG e Associazione Antigone

di Sara De Carli

La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, prevista dalla legge Marino per il 1 febbraio 2013  e poi rinviata al 1 aprile 2014, è nuovamente rinviata al 1 aprile 2017. È la richiesta che arriva  dalla Conferenza delle Regioni, che nella riunione del 23 gennaio ha approvato un documento di proposte emendative al Decreto Legge n. 150/2013 “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative”. Il documento avrebbe dovuto essere esaminato per un parere dalla Conferenza Unificata prevista per lo steso 23 gennaio e poi rinviata. Il testo è stato trasmesso al Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, e al relatore del provvedimento, Giuseppe Esposito.

La motivazione della nuova proroga chiesta dalle Regioni è il fatto che non sono ancora pronte le REMS, ovvero le Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza (che altri chiamano i “miniOPG”) che dovranno accogliere le persone dimesse dagli OPG. «Nonostante il fatto che le Regioni abbiano presentato, entro i ristretti termini assegnati (15 maggio 2013), i programmi per la realizzazione delle strutture sanitarie alternative agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, le stesse non saranno in grado di poter nemmeno avviare nei pochi mesi rimasti, le procedure di gara per la scelta del progettista e dell’impresa esecutrice dei lavori. Per tale motivo risulta necessaria una proroga di almeno quattro anni per realizzare le strutture alternative agli ex O.P.G. consentendo la chiusura definitiva di quest’ultimi», scrivono le Regioni. Con un piccolo giallo, perché un rinvio di quattro anno significherebbe arrivare al 2018, anche se nel testo dell'emendamento – che fa fede – c'è scritto “Al comma 4 dell'articolo 3-ter della legge 17 febbraio 2012, n. 9, sono apportate le seguenti modificazioni: le parole: «1 aprile 2014» sono sostituite dalle seguenti: « 1 aprile 2017»”.

Che un rinvio ci sarebbe stato, era cosa nota. Il Governo lo aveva già anticipato a StopOPG e messo nero su bianco nella relazione che aveva inviato al Parlamento prima di Natale: «si prospetta la necessità che il Governo, anche sulla scorta delle indicazioni regionali, proponga al Parlamento una proroga del termine che rispecchi la tempistica oggettivamente necessaria per completare definitivamente il superamento degli OPG», aveva scritto. Nessuno però si aspettava una proroga così lunga. «Rinviare ancora una volta  la chiusura degli OPG – luoghi "indegni per un paese civile", come li ha definiti il Presidente Napolitano – è grave in sé, ma riteniamo sia intollerabile con una simile motivazione», dice un comunicato di StopOPG. «Ribadiamo che il problema non è il ritardo nella costruzione delle REMS, quanto piuttosto  il fatto che così facendo la chiusura degli attuali OPG determinerebbe  solo la “regionalizzazione” degli stessi. Per di più nelle REMS programmate dalle regioni sono previsti mille posti, più degli attuali internati! [sono 990, ndr]».

StopOPG chiede invece lo spostamento del finanziamento della Legge 9/2012 e dell’attenzione dei programmi regionali a favore dei “percorsi terapeutico – riabilitativi” , che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale. Questo significa orientare i finanziamenti verso i Dipartimenti di Salute Mentale nei budget di salute: «Ecco perché una ulteriore proroga della chiusura degli Opg è inaccettabile senza introdurre precisi vincoli di legge che favoriscano le dimissioni e le misure alternative alla detenzione e pongano fine alle proroghe delle misure di sicurezza spesso motivate dalla mancanza di presa in carico da parte dei servizi nel territorio».

Contrario alla proroga anche Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone: «Si fa carta straccia delle parole del Capo dello Stato che era indignato per quanto aveva visto. È un fallimento delle istituzioni. Il percorso legislativo, iniziato male, è poi finito peggio. Circa mille persone continueranno a vivere in luoghi terribili. Quanto meno si usino i milioni previsti nella legge per percorsi alternativi nei servizi territoriali delle Asl. Non avremo le nuove comunità ma aiuteremo chi si occupa del sostegno agli internati in modo non custodiale».
 
 

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