Welfare
B Corp: Se l’impresa for profit è sociale
Crescono negli USA le Certified B Corp, le aziende for profit con il bollino etico, per ottenerlo devono sottoporsi ad una severa valutazione
Non tutti gli imprenditori devono essere sociali per fare la differenza. Negli Stati Uniti lo chiamano il fattore B, ovvero benefit (beneficio esterno), l’elemento che stabilisce se un’azienda for – profit può essere certificata come impresa ad alto impatto sociale o ambientale. Sono 794 le aziende made in USA che hanno ottenuto lo status di Certified B Corporation, una certificazione creata nel 2007 dall’organizzazione non-profit B Lab e oggi riconosciuta a livello internazionale. Spessissimo confuse con le Benefit Corporations, le imprese sociali statunitensi, con cui dividono l’abbreviativo B-Corp, le Certified B Corporations non sono riconosciute legalmente come social business, anzi, sono insospettabili società for-profit a tutti gli effetti, che hanno deciso di sottoporsi ad una rigorosa selezione, per verificare il proprio grado di sostenibilità, sociale e ambientale.
“Il certificato B è l’equivalente, per le aziende, del bollino Fair Trade per il caffè”, così spiega il senso della certificazione Jay Coen Gilbert, co-founder di B Lab. “La nostra certificazione però attesta la sostenibilità di tutta l’azienda, non di un solo prodotto.”
Imprenditore lui stesso, prima di fondare B Lab, Gilbert era stato amministratore delegato di AND, un’azienda di calzature da basket, venduta per 250 milioni di dollari. B lab è nata dall’iniziativa di Gilbert e di altri due ex imprenditori, Andrew Kassoy e Bart Houlahan, socio di Gilbert dai tempi di AND, di cui è anche stato presidente. L’idea di B-Lab nasce proprio dalla loro esperienza di ex imprenditori: “Ci siamo resi conto che ci sono sempre più aziende interessate a creare valore per tutti i propri stakeholder, non solo per gli shareholder”, spiega Kassoy, “Queste aziende non sono più solo in competizione per essere le migliori al mondo, vogliono anche essere le migliori per il mondo”.
Tra le imprese più famose che hanno visto legittimato il proprio impatto positivo, l’e-commerce di prodotti artigianali Etsy, l’azienda di abbigliamento sportivo outdoor, Patagonia, e quella di gelati Ben and Jerry, diventata la prima società controllata da una multinazionale (Unilever) ad ottenere il certificato. “Creare una comunità di aziende Certificate con il bollino B, significa dare al consumatore la possibilità di capire la differenza tra le aziende davvero virtuose e quelle brave a fare marketing.” Spiega Gilbert.
Il processo di valutazione prevede un attento “background check” e anche l’accesso ai documenti più “sensibili” dell’azienda. Il 10% delle certified b-corps, vengono poi sorteggiate ogni anno per essere sottoposte ad un’indagine sul campo, volta a verificare l’accuratezza e la veridicità delle informazioni ottenute. Inoltre lo status deve essere rinnovato ogni due anni, così da garantire che i criteri etici continuino ad essere rispettati, anche nel caso in cui la società affronti dei cambiamenti. Per partecipare al processo di selezione l’azienda deve pagare una quota che varia a seconda delle proprie dimensioni e del fatturato.
Quali sono i motivi che spingono un’azienda for –profit a sottoporsi ad un processo di valutazione così rigoroso, con tanto di fee da pagare e di divulgazione, seppur strettamente confidenziale, delle informazioni aziendali più riservate, il tutto senza nemmeno l’allettante promessa di sgravi fiscali che l’appartenenza alla Certified B Corps non prevede?
“La certificazione permette agli imprenditori di essere più trasparenti riguardo ai propri obiettivi.” Spiega Andrew Kassoy, co-founder di B Lab, “In un momento in cui i consumatori sono sempre più critici questo è fondamentale. La sostenibilità sociale e ambientale è un fattore decisionale sempre più determinante per chi fa un acquisto, ed è anche un metodo per attirare i giovani talenti.” Secondo il sondaggio di NetImpact dello scorso anno infatti, il 65% degli studenti universitari ormai aspira ad ottenere un lavoro che abbia anche un impatto positivo. “Sotto diversi aspetti la sostenibilità può davvero essere un asset chiave per l’azienda.” Afferma Kassoy. Il lavoro di B Lab però non si ferma alla misurazione dell’impatto aziendale e alla conseguente certificazione. “Stiamo portando avanti una campagna per lo sviluppo di politiche pubbliche a favore dell’imprenditoria sostenibile,” Spiega Gilbert, “come ad esempio il riconoscimento legale delle imprese sociali, le cosiddette Benefit Corporations, nei diversi stati e l’attribuzione di incentivi alle aziende ad alto impatto sociale e ambientale. La nostra aspirazione è dare vita ad un vero e proprio movimento, in grado di cambiare la scacchiera della nostra economia.”
Le benefit corporations sono state riconosciute legalmente in 15 stati, l’ultimo è stato il Delaware, ad approvare il decreto meno di un mese fa. Oltre alla B Corporation, negli Stati Uniti esiste anche la Low Profit Limited-Liability (LC3), che offre la possibilità di raccogliere fondi per fini sociali, senza alcun profitto, o con un profitto estremamente limitato. In California, oltre alla B Corp, è stato invece approvata la “Flexible Purpose Company”, che permette all’azienda di adottare un fine sociale e ambientale specifico, invece di quello più ampio contemplato dalla B Corp.
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