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Servizio Civile aperto agli stranieri. Ecco le motivazioni

Pubblicate le motivazioni della Corte d'Appello di Milano che danno ragione ad Asgi e Avvocati per Niente onlus. In attesa del prossimo bando l'avvocato Guariso spiega le prossime mosse, compresa una diffida al ministero

di Antonietta Nembri

I giovani stranieri non dovranno più essere esclusi dai bandi per il Servizio civile nazionale. È questo in sintesi il risultato ottenuto dalla battaglia legale intentato oltre un anno fa da un giovane pakistano. E ora si può capire anche il perché. Pochi giorni fa sono state depositate le motivazione della Corte d’Appello di Milano (sentenza del 20 dicembre 2012 n. 2183/2012 – in allegato il testo)
È stato respinto infatti  l’appello che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva presentato contro l’ordinanza del Tribunale di Milano del 9 gennaio del 2012 che, accogliendo il ricorso presentato da un cittadino pachistano e da Asgi e Avvocati per Niente onlus, ha accertato la natura discriminatoria del bando indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la selezione dei volontari per il Servizio Civile Nazionale pubblicato nel settembre 2011, nella parte in cui richiede la cittadinanza italiana tra i requisiti di ammissione.

Come spiega l’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) pubblicando la notizia: «i giudici di appello di Milano respingono la tesi della Presidenza del Consiglio dei Ministri che il requisito di cittadinanza italiana sarebbe necessario in quanto il Servizio Civile Nazionale avrebbe fondamento nei principi costituzionali di difesa della Patria di cui all’art. 52 della Costituzione. Secondo invece i giudici di appello, le finalità descritte dalla legge istitutiva del Scn, una volta che tale servizio non è più qualificabile come sostitutivo del servizio militare obbligatorio, non possono essere in alcun modo collegate alla nozione di difesa della patria, quanto al principio dei doveri reciproci di solidarietà sociale di cui all’art. 2 Cost. I giudici sottolineano che l’adempimento a tali doveri di solidarietà e di concorso al progresso  materiale e spirituale della società deve accomunare tutta la comunità dei residenti, e non solo quella dei cittadini in senso stretto. Ne consegue pertanto l’irragionevolezza dell’esclusione dei giovani stranieri dall’istituto del Servizio Civile Nazionale».

E a questo punto? Dal prossimo bando per il servizio civile ci sarà l’apertura anche ai giovani cittadini stranieri residenti in Italia che volessero fare il Scn?
«Il problema è un po’ più complicato» osserva l’avvocato Alberto Guariso di Asgi che spiega: «Già con la sentenza di primo grado i giudici avevano ordinato al ministero di cambiare il bando. Davanti all’immediato appello si era arrivati a sospendere gli effetti della sentenza sul bando in essere anche perché c’erano molti giovani già pronti a partire. Ma adesso davanti a questa nuova sentenza è chiaro che già ora la legge va interpretata così come emesso dalla sentenza».

Quindi il nuovo bando per il servizio civile dovrà essere aperto anche ai giovani immigrati, in primis il giovane pakistano che aveva promosso la causa? «Purtroppo il giovane all’origine di tutto ha superato l’età per il servizio civile nazionale» sottolinea Guariso che aggiunge «C’è da osservare che questa è una sentenza civile che non può annullare il bando, può ordinare di seguire l’interpretazione stabilita dal giudice, ma è chiaro che stando così le cose il ministero deve aprire anche ai cittadini stranieri residenti. E noi di sicuro non lasceremo cadere un esito così positivo che ha accolto la nostra tesi principale». L’avvocato di Asgi non nasconde però il suo scetticismo vista la situazione complicata che sta vivendo la politica italiana. «Certo potrebbero utilizzare qualche espediente tecnico ma noi faremo ancora ricorso perché è ormai chiaro che predisporre un altro bando come i precedenti in cui si chiede la cittadinanza italiana come requisito è discriminatorio».

Per non lasciare nulla di intentato in attesa del prossimo bando Asgi e Avvocati per Niente onlus hanno già mandato «tramite un ufficiale giudiziario una diffida al ministero perché non inserisca un requisito giudicato discriminatorio. Noi siamo disposti ad andare fino alla Cassazione. Ora non resta che aspettare e vedere che cosa farà il ministero di Riccardi».
 

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