Non profit

Franco Bagnarol presidente del Movi

Tra i primi impegni: realizzare una campagna di ascolto e riflessione sulla realtà sociale e sulle povertà

di Redazione

Franco Bagnarol è il nuovo presidente nazionale del MoVI (Movimento di Volontariato Italiano). Friulano, classe ’41, alle spalle una lunga esperienza di volontariato cominciata nel 1966 nel settore educativo con gli scout dell’Agesci. Per l’associazione scout è stato infatti responsabile provinciale e regionale e, fino al 2001, responsabile dell’operazione “Gabbiano azzurro”, intervento di solidarietà nei campi profughi nei Balcani. Impegnato nel campo della Protezione Civile in seguito al terremoto in Friuli, Bagnarol nella gestione del volontariato ha maturato un’esperienza che lo ha portato a presiedere dal 1995 al 2001 il Comitato Nazionale del volontariato di Protezione Civile. Già presidente della Federazione Regionale del MoVI ha assunto la responsabilità di guidare il sodalizio nazionale che collega le federazioni di tutte le regioni italiane rappresentando il volontariato delle piccole e medie realtà diffuse sul territorio nazionale in tutti i campi della solidarietà, dal sociale al culturale, dal sanitario all’ambientale.

Quando ha incontrato il Movi?

Il mio primo incontro con il Movi è stato a Pordenone nel 1983, quando – alla Casa dello Studente di Pordenone – Presenza e Cultura- aveva realizzato il 5° corso di aggiornamento socio-culturale “Volontariato: nuovo impegno sociale”; in quell’occasione conobbi Luciano Tavazza (allora presidente nazionale del Movi) che era stato chiamato a portare il suo contributo sul tema “volontariato e territorio”. All’incontro erano presenti diverse persone che operavano nel volontariato e ci demmo appuntamento alla settimana successiva sempre alla Casa dello Studente per un incontro più approfondito con Tavazza per conoscere il Movimento di Volontariato Italiano: il confronto aveva suscitato notevole interesse ed è stata la scintilla che ci ha spinto a partire e ad avviare il MoVI in Friuli Venezia Giulia. La prima federazione costituita è stata quella provinciale di Pordenone e successivamente quella di Udine, Trieste e Gorizia.

Cosa caratterizza il volontariato del MoVI rispetto ad altre grosse realtà italiane?

Il MoVI condivide la stessa visione del volontariato espressa nella Carta dei Valori scritta dalla Fivol nel 2001: una scelta di gratuità e di solidarietà che si concretizza in un’azione organizzata e in gruppo, attenta alla persona, a partire da chi è più debole, e che si apre ad un’azione di sensibilizzazione della comunità e a un impegno per il cambiamento sociale per rimuovere le cause di ogni discriminazione e ogni ingiustizia. Distingue il MoVI il fatto di essere l’unica rete nazionale autonoma e “trasversale”, aperta alle piccole realtà locali, nate spontaneamente sul territorio e slegate da ogni altra scelta di settore di intervento, orientamento o appartenenza.

Quali sono le sfide che dovrà affrontare il vostro movimento nei prossimi anni?

Il MoVI, nell’assemblea nazionale appena celebrata in Calabria, ha scelto di rilanciare il ruolo politico del volontariato. La sua capacità, cioè, di dare un contributo di coscienza critica nella società, di formare cittadini attivi che si interessano dei problemi comuni superando il rischio di una chiusura nella difesa di interessi e privilegi e difendendo al contrario il valore imprescindibile della solidarietà e dell’accoglienza. Alla disgregazione rispondiamo con la voglia di costruire reti di solidarietà. Alla crisi diffusa di rappresentanza del volontariato in Italia, con la qualità e le idee, con il valore della rappresentatività

Quali preoccupazioni nell’accettare un incarico così gravoso in un momento di crisi?

L’impegno maggiore è certamente quello di riuscire a superare la frammentazione e promuovere un maggior collegamento tra le realtà del volontariato ma anche nel più ampio ambito del Terzo Settore, come anche affermato Giorgio Napolitano,  Presidente della Repubblica, nell’udienza del 5 dicembre, per la giornata internazionale del volontariato. L’altra preoccupazione è quella “educativa”, la necessità cioè di tornare a investire tempo ed energie in una proposta formativa in particolare per i giovani, ma non solo, per trasmettere la speranza e la possibilità di impegnarsi tutti insieme per un mondo migliore resistendo invece alle spinte che ci vorrebbero far tornare indietro negando la nostra tradizione di solidarietà.

Cosa intende fare il MoVI per rispondere a questa situazione?

Pur rimanendo una rete “leggera” e basata sul volontariato, vogliamo però rilanciare il movimento attraverso una maggiore capacità di dialogare con le altre reti e le istituzioni, partendo però prima di tutto dalla nostra base e dalla capacità di ascoltare e costruire proposte e idee a partire dal basso. Anche per questo il MoVI ha deciso di dotarsi di una presidenza allargata, collegiale, scommettendo anche al suo interno sul volontariato e sulla capacità di valorizzare relazioni forti e di sviluppare un metodo partecipativo: pur abitando in una regione “di confine” come il Friuli, so di poter contare su una squadra di persone, anche giovani, con cui condividere responsabilità e impegni e che rappresentano sia il sud che il centro e il nord del nostro paese.

Concretamente cosa farete?

Il primo impegno che l’Assemblea Nazionale ha consegnato alla nuova presidenza è quello di realizzare una campagna di ascolto e riflessione sulla realtà sociale e sulle povertà, che i nostri gruppi incontrano quotidianamente, che si concluderà il prossimo anno con una conferenza nazionale per costruire un nuovo pensiero su emarginazione e disuguaglianze dal punto di vista del volontariato, anche accogliendo la sfida del 2010 proclamato anno europeo della lotta alla povertà.


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