Cultura

Consulta islamica: Amato vuole la firma della Carta dei valori

Il ministro dell'Interno chiede l'adesione ai principi di pace, libertà individuale e parità, l'Ucooi ha già minacciato di non firmare ritenendola un documento "discriminatorio".

di Redazione

È la prova del nove per le prospettive di un Islam italiano. Convocata dal ministro Amato, la Consulta islamica torna a riunirsi oggi pomeriggio dopo la sessione del 28 agosto, dedicata alle roventi polemiche esplose dopo il vergognoso manifesto dell’Ucoii che equiparava agli eccidi nazisti ai bombardamenti israeliani nel Libano.
Fu in quella occasione che il ministro degli Interni pose in agenda la redazione di una “Carta dei valori” dell’Islam italiano, delineando dei punti-chiave su cui i rappresentanti musulmani sono chiamati a esprimersi.
Ma a poche ore dall’inizio della riunione è già battaglia tra l’Ucoii e altri membri della Consulta. “La nostra Carta di musulmani italiani è la Costituzione – sostiene il segretario dell’Ucoii, Hamza Piccardo – e se si tratta di un documento valido solo per i musulmani, sarebbe un atto discriminatorio che non firmeremo”. Altra cosa, aggiunge, è se fosse un documento da far firmare a stranieri, che chiedono la cittadinanza italiana.
Ribatte Mario Scialoja, consigliere della Lega musulmana mondiale: “Non capisco il problema dell’Ucoii. Si tratta di approvare un documento di intenti, che non comporta alcun obbligo di legge per nessuno”. Ultimativa Souad Sbai, presidente dell’Associazione donne marocchine in Italia: “Se l’Ucoii non voterà la Carta dei valori, arriveremo alla rottura: nella Consulta o noi o loro”. Perché bisogna scegliere tra “moderati contro fondamentalisti”.
La traccia del ministro, così come risulta dagli appunti di membri della Consulta, abbraccia la sfera internazionale, l’ambito nazionale, il diritto familiare e individuale. Amato pone questioni precise. Convivenza e reciproco rispetto fra le nazioni, ripudio delle armi di distruzione di massa e delle aggressioni, sostegno alla diffusione della democrazia, realizzazione delle decisioni delle organizzazioni internazionali, accettazione dei principi dell’Unione europea. E ancora – in ambito italiano – affermazione del principio di non discriminazione e delle pari opportunità, pluralismo religioso e promozione di un sistema scolastico, basato sulla “cultura della compresenza fra cultura nazionale, culture locali ed etniche e fedi religiose diverse, in vista dell’integrazione in un’unica comunità nazionale”.
Infine c’è il tema famiglia. Amato vuole che sia condivisa senza equivoci l’impostazione costituzionale, che garantisce pari diritti ai coniugi, pari potestà educativa, e libertà di pensiero dei figli nonché piena libertà di scelta religiosa.
Alla riunione di oggi ognuno si presenterà con le proprie proposte. L’Ucoii non ha ancora scoperto fino in fondo le proprie posizioni. “Sono cose private tra noi e il ministro”, dichiara a Repubblica il presidente, Mohammed Nour Dachan. Scialoja, della Lega musulmana mondiale, arriva già con un documento in cui è scritto un sì pieno all’Onu e all’Unione europea e all’affermazione dell’esistenza di Israele accanto ad uno Stato palestinese “in territorio contiguo”. Sul piano storico è sottolineato il rifiuto degli orrori rappresentati dal genocidio armeno, dalla Shoah, dalle stragi dei musulmani in Bosnia.
Scialoja, come altri membri della Consulta, propugna la piena accettazione delle leggi civili e penali italiane, il rifiuto della poligamia islamica e la libertà di cambiare fede.
Yahia Pallavicini, del Coreis, si presenterà con un’adesione totale dei musulmani italiani “ai valori costituzionali”. Ne fanno parte per il Coreis il ripudio di qualsiasi violenza e la convivenza pacifica tra gli stati, l’impegno per le operazioni di peace-keeping internazionali e la condivisione dei principi dell’Unione europea. Ma c’è anche una condanna dell’islamofobia oltre che dell’antisemitismo, e un’esortazione a riconoscere tra i fondamenti dell’Europa l’apporto delle “religioni abramo-monoteistiche senza subordinazioni tra di loro”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.