di Sara De Carli
Il colpaccio è riuscito. Il carcere invisibile si è conquistato una vetrina di primo piano, di quelle che in genere sono inarrivabili anche per chi di visibilità ed esposizione ci campa. Il carcere – con i suoi problemi e soprattutto con i suoi abitanti: detenuti, amministratori, operatori e volontari – entra in Triennale, il tempio dell?arte milanese, e ci entra dalla porta principale. Dal 23 febbraio al 19 marzo qui verrà ospitata Carcere invisibile e corpi segregati, una rappresentazione-evento dedicata alla vita in carcere: la ricostruzione di 14 celle, con gli odori e i rumori del carcere, la schedatura, le impronte digitali, e poi dibattiti, incontri con i detenuti, film, spettacoli teatrali.
Davide Rampello, 58 anni, presidente della Fondazione Triennale, un passato da artista eclettico, da autore e regista televisivo a professore universitario, a direttore artistico del Carnevale di Venezia, pesa le parole: «Lavorare sui problemi sociali ed antropologici del nostro vissuto quotidiano, con l?obiettivo di rappresentarli nella loro crudezza e problematicità, è in grado di elevare gli stessi codici delle arti espressive».
Avete in mente l?Inno alla gioia di Schiller, quello che poi Beethoven musicò nella Nona? Dice così: «Salve o gioia, figlia della luce, dea dei fior. Il tuo canto asciuga il pianto, oscura il duol». Rampello accenna la melodia, e poi dice: «La gioia è uno dei poli della vita dell?uomo, e quindi dell?arte. Ma c?è anche un altro polo, quello della sofferenza, e io ho sempre avuto più attenzione per quello. Sono convinto che l?arte debba affrontare tutti i temi, e in particolare i più cruciali per la società. Il prossimo su cui mi piacerebbe lavorare è la solitudine degli anziani». La mostra-evento sul carcere quindi si inserisce in un percorso più ampio che il Comitato scientifico della Triennale ha deciso di intraprendere e che – rivela Rampello – nel 2008 porterà a una grande Expo incentrata su temi sociali e antropologici.
La rappresentazione della pena, questo il titolo generale dell?evento, ha insegnato un metodo. […]
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Teatro, cinema, fotografia
Il carcere si mostra. Ma è molto di più che una mostra
di Redazione
Valerio Onida dice che il carcere lo puoi vedere da due prospettive. C?è la parte giusta delle sbarre, quella delle teorie, dell?amministrazione e dei pregiudizi. E poi c?è la parte sbagliata delle sbarre, che però è l?unica giusta per capire. La mostra-evento della Triennale è anche questo, un cortocircuito fra i due sguardi. Nata da un progetto di Origoni e Steiner associati, coordinata da un comitato scientifico guidato da Aldo Bonomi, la mostra è un laboratorio di racconto e di confronto sulla realtà del carcere, con nomi e appuntamenti di grande rilievo. Tra le personalità coinvolte nella lunga carrellata di incontri che punteggiano i 26 giorni di apertura della mostra, troviamo Gianni Canova, Lucia Castellano, Luigi Pagano, Massimo Cacciari, Virginio Colmegna… […]
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