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Hong Kong: sorpresa, in cattedra c’è Don Milani
Dal pensiero del priore di Barbiana è sorta l'Università per il diritto di residenza. Tra i docenti, volontari, il missionario del Pime, Gianni Criveller
Se vi capita di andare a Hong Kong, entrate in una libreria. Sotto un testo in cantonese potreste trovare un nome inedito da quelle parti, quello di don Lorenzo Milani. La traduzione di Lettera a una professoressa, lo scritto più famoso del priore di Barbiana, è opera di un gruppo di universitari coordinati da Kong Kingchu, nota giornalista di Hong Kong. L?humus culturale è l?Università per il diritto di residenza a Hong Kong, fondata da Franco Mella e Gianni Criveller, due missionari del Pime. «Si tratta di progetto nato dalla frequentazione con una fascia della popolazione che non ha diritti», spiega al telefono padre Criveller.
«Nel 99 ai figli dei cittadini di Hong Kong nati in Cina era stata concessa la residenza, poi una legge l?ha revocata e loro sono rimasti qui senza la possibilità di studiare o lavorare». Così, tre anni fa, è nata una scuola popolare su base volontaria in cui docenti universitari danno il loro contributo gratuito. Ma quali sono i punti in comune con la situazione di Barbiana?
Secondo Criveller, più d?uno: «Don Milani denunciava un?educazione classista, che favoriva i privilegiati, basata su nozionismo e competitività. Tutti problemi che caratterizzano fortemente questo sistema scolastico e che sono all?origine dell?alto numero di suicidi fra studenti».
All?università ?milaniana? di Hong Kong si sperimenta un insegnamento che parte dall?attualità, con una forte attenzione alle lingue, dal giapponese all?inglese passando per il francese, il tedesco e l?italiano. «L?interesse verso la cultura europea è cresciuto in questi anni, soprattutto nella Cina interna», spiega Gianni Criveller, che insegna alla Holy Spirit University di Hong Kong e ha contatti con docenti cinesi a Pechino e Shanghai.
«A livello accademico c?è una classe intellettuale che approfondisce le espressioni culturali dell?Europa, dalla musica all?arte, alla storia del cristianesimo. Tra gli studenti invece è cresciuta la voglia di imparare le lingue. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, c?è una curiosità e una vivacità culturale maggiore da parte degli studenti cinesi rispetto a quelli di Hong Kong. L?apertura degli ultimi anni, conseguente al boom economico, ha dato un nuovo impulso anche alla cultura e alla voglia di conoscere».
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