Non profit
L’Africa al G8
Intervista esclusiva al presidente del Senegal, Abdoulaye Wade che fa autocritica: all'Africa non servono i soldi, ma concretezza. In esclusiva su VITA in edicola da venerd
?Oggi il problema in Africa non sono i soldi. I soldi si trovano. Il vero problema è la capacità di mettere in applicazione progetti allorquando i fondi sono disponibili. Sono il primo a riconoscere che noi africani non siamo stati capaci di gestire i soldi piovuti dal nord?. Non solo i ricchi quindi, ma anche gli stessi africani sono da ritenersi responsabili delle politiche di sviluppo fallimentari applicate in Africa negli ultimi decenni.
Ne è convinto il Presidente del Senegal Abdoulaye Wade, una delle voci più autorevoli del continente africano che per il quinto anno consecutivo parteciperà ad un Summit del G8. In un?intervista esclusiva rilasciata a Vita Non Profit Magazine, l?alfiere della democrazia africana ha affrontato alla vigilia del G8 le derive socio-economiche di un continente allo sfascio e le cause che le hanno originate. In anteprima, Vita vi propone due delle tematiche cruciali affrontate dal Presidente senegalese e che condizionano pesantemente lo sviluppo dell’Africa: il debito e gli aiuti. A seguire, Wade spiega a Vita le ragioni della sua decisione di voler candidare il Senegal come rappresentante dell’Unione africana al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
A cominciare dal debito dei Paesi africani. Giudicando ?positivamente? la scelta del G7 di cancellare parte del debito africano, il Presidente del Senegal ritiene ?questa questione tutt?altro che chiusa perché su 53 Paesi africani, solo 14, tra cui il Senegal, hanno visto il loro debito cancellato. Noi chiediamo la cancellazione totale? perché ?impedisce qualsiasi investimento nello sviluppo?. Ma non solo.
Seguendo con estrema attenzione il meccanismo del debito, ?ho scoperto cose incredibili. Debiti inesistenti, debiti decuplicati o riciclati?. Di fronte a tale scempio, il Presidente africano suggerisce ?un auditing del debito? delegando a ?gabinetti internazionali l?esame al microscopio di un campione ristretto di debiti? al fine di accertare ?esattamente quanto i Paesi africani rimborsare e il giorno in cui non saranno più indebitati?.
A ruota libera, Wade si è a lungo soffermato su quello che sarà l?altro grande tema del Summit di Gleneagles: l?aumento degli aiuti allo sviluppo per l?Africa. Una ?storia che va avanti da anni? accusa il Presidente africano. ?Più che alle promesse? del G8 di voler riservare lo 0,7% del proprio Pil entro il 2015, ?io preferisco attenermi ai fatti?. E i fatti dicono che ?già negli anni ?70 i Paesi dell?Osce si erano posti l?obiettivo di riservare lo 0,7% del Pil agli aiuti?, ma che a ?trent?anni di distanza non si è nemmeno raggiunto lo 0,4%?.
Inarrestabile, Wade accusa i donatori di impostare i rapporti Nord-Sud del mondo sul concetto di ?co-responsabilità. Ma io voglio parlare di co-gestione?. Quindi l?invito a ?formare un Comitato del G8 e dell?Unione africana attraverso il quale fissare assieme gli obiettivi, finanziare i progetti e attuarli?. Quali? Il Presidente senegalese non ha dubbi: ?le infrastrutture e l?educazione?. Per quali motivi? Da un lato perché ?il miglioramento delle condizioni socio-economiche degli africani passa per lo sviluppo di infrastrutture, essenziali per la circolazione dei beni e delle persone?. Sul versante educativo, Wade ricorda che a differenza dell?Africa di oggi, l?Europa del secondo dopoguerra è riuscita a ricostruirsi non solo grazie agli aiuti esterni, ma anche perché ?c?erano uomini e donne già formati e quindi pronti a creare nuove infrastrutture?.
Al di là delle responsabilità dei Paesi ricchi, a preoccupare maggiormente il Presidente senegalese è l?incapacità degli africani a attuare politiche di sviluppo concrete. ?Temo che dopo questo G8 accadrà la stessa cosa. Si annuncia una certa somma di denaro che gli stessi africani non saranno in grado di recuperare?. Quindi ?ancor prima di pensare ai soldi che verranno da fuori, gli africani devono sbloccare le proprie risorse?.
Gli strumenti ci sono già: ?il Nuovo partenariato per lo sviluppo in Africa e l?Unione africana?. Entrambe strutture ?che vanno rifforzate?, in particolare il Nepad di cui Wade è stato l?ideatore assieme ad altri quattro Presidenti africani (Thabo Mbeki del Sudafrica, Olosegun Obasanjo della Nigeria, Abdelaziz Bouteflika dell?Algeria e Hosni Mubarak dell?Egitto). ?Il Nepad è un ottimo strumento? ribadisce Wade, ?ma purtroppo non siamo riusciti a applicarlo?. Basti pensare che ?da quando è stato creato, il suo segretariato ha speso ben 15 milioni di dollari senza combinare un bel niente?.
Al termine dell’intervista esclusiva rilasciata a Vita, il Presidente del Senegal ha voluto soffermarsi sulla scelta presa dall?Unione africana di voler presentare due candidature in vista dell’allargamento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un tema che il nostro settimanale riserva eccezionalmente per il suo sito (quindi non pubblicata sul numero in edicola da venerdì). Favoritissimi i due giganti del continente africano, Sudafrica e Nigeria. Ma non per Wade, che ammonisce con toni provocatori: “Davvero solo la Nigeria e il Sudafrica sono capaci di difendere gli interessi dell?Africa al Palazzo di Vetro? Guardi che la Nigeria non pesa nulla di fronte alle potenze del G8”.
Un’accusa pesantissima quella lanciata dal leader africano, convinto che la nomina “non dipenderà dal peso economico o politico di un Paese, ma dall?impegno e dalla capacità a difendere realmente la causa del continente africano e non gli interessi di un singolo Paese”. A detta di Wade, il Senegal sarebbe il candidato ideale. Ecco perché: “Sono convinto che il Senegal, con la credibilità che si è conquistato negli ultimi anni sulla scena internazionale, può assumersi questa responsabilità. Poi perché ritengo ingiusto nei confronti dei Paesi africani francofoni che al Consiglio di sicurezza dell?Onu siedano solo Paesi anglofoni.
L’intervista integrale sul numero di VITA magazine in edicola da venerdì. Leggi il sommario completo del numero!
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