Non profit
“Oggi 20 luglio noi ci impegniamo”, Il manifesto dei 50
Promosso da Vita e sottoscritto da personalità della società civile in Italia e allestero per rilanciare a un anno dal G8 di Genova le ragioni del cambiamento e della speranza
di Redazione
Un manifesto che vede i firmatari impegnarsi prima di chiedere, è una rarità.
L'appello «Un anno fa, oggi», che Vita da domani in edicola propone ai lettori, probabilmente lo è. Di certo nasce dalla voglia di non lasciar cadere tutto. Di ridar fiato alla sensibilità nuova che un anno fa, a Genova, avevano preso corpo. Il 9 luglio, con l'assemblea delle organizzazioni cattoliche, e due settimane più tardi con le manifestazioni in occasione del G8. La tensione positiva che portava (e porta) a ritenere che un mondo più giusto possa (e debba) essere possibile. Dal confronto con gli amici e gli interlocutori di questo giornale, l'idea prende forma, si consolida, diventa punti di impegno e richieste. Senza dimenticare che, in mezzo, fra Genova 2001 e Genova 2002, ci sono due Boeing sulle Torri gemelle e una guerra in Afghanistan. La proposta piace: chi la legge, ci sta. Personaggi di mondi diversi, dalle storie differenti, dalle distinte culture e, talvolta, dalle opposte visioni politiche. Eppure, firmano. Impegnandosi a portare nella loro vita professionale i principi di giustizia di cui chiedono l'affermazione e il rispetto.
I primi 50 sono un condensato della società. Ci sono i vertici del Forum del Terzo settore: i portavoce Edo Patriarca e Giampiero Rasimelli, con il segretario Fabio Protasoni. È lunga la lista dei leader dell'associazionismo. C'è il presidente di Amnesty, Marco Bertotto, quello dell'Arci, Tom Benetollo, di Legambiente, Realacci, del Centro sportivo italiano, Donato Mosella, del Forum delle associazioni familiari, Luisa Santolini, dell'Agesci, Grazia Bellini. Ci sono anime diverse del cattolicesimo sociale, come quella di Luigi Bobba (Acli), e di Carlo Costalli, (Mcl). C'è pure il mondo della cooperazione sociale, con Franco Marzocchi e Felice Scalvini, presidente e vice di Federsolidarietà. Firmano esponenti del volontariato internazionale, come Sergio Marelli, Maurizio Carrara, Luca Jahier; rappresentanti del mondo missionario, come il direttore di Mondo e missione, Girolamo Fazzini; ed esponenti della tradizione pacifista italiana, come Ernesto Olivero, Flavio Lotti, Alessandro Marescotti. A Collevalenza, dove domenica 14 erano presenti oltre un centinaio di associazioni cattoliche del coordinamento Prendiamo il largo, il manifesto riceve un plauso corale e la firma di Savino Pezzotta. La trasversalità domina. Troviamo economisti di area cattolica come Stefano Zamagni, Riccardo Moro, Pierluigi Porta, studiosi di tradizione laica, come Marco Vitale («aderisco con sentita convinzione», ci scrive) e intellettuali tradizionalmente di sinistra, comeMassimo Cacciari, Marco Revelli e Aldo Bonomi. Il mondo umanistico è rappresentato da storici come Franco Cardini e Fabrizio Tonello, critici come Giovanni Raboni, scrittori come Luca Doninelli e Maurizio Maggiani. Fra gli aderenti, anche personalità dell'agricoltura biologica come Giampaolo Missiroli, presidente della cooperativa Mustiola, e Gino Girolomoni, fondatore della mitica Alce Nero. Girolomoni è uno dei primi ad aderire. Lo fa dopo un'articolata discussione, come è nel suo carattere e nella sua storia. «Avrei preferito che l'ultimo punto, quello relativa alla tutela delle ricchezze del creato fosse più esplicito a riguardo di ogm e brevetti sul vivente», spiega. È convinto, e noi con lui, che «la brevettabilità delle forme viventi rappresenti un'ulteriore appropriazione di pochi ricchi». Qualche dubbio, il capostipite del bio, lo solleva anche sul punto che si riferisce alla possibilità, per il Sud, di partecipare alle opportunità del mercato mondiale: «Attenzione», dice, «non possiamo puntare a diventare multinazionali». Rilevante anche l'adesione del mondo della finanza responsabile e del microcredito: da Muhammad Yunus a Maria Otero, ad Amy Domini. Dall'estero si associano anche Ann Pettifor, protagonista delle battaglie sulla riduzione del debito, Paul Hirst, sociologo e Carlos Custer, economista. La Chiesa italiana è presente con il sì di Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, che invia un messaggio affettuoso: «Perché almeno entri nella coscienza quel cammino di giustizia e pace di cui tutti parlano». Con lui don Virginio Colmegna e don Antonio Mazzi. Nutrito e appassionato il mondo dello spettacolo. Ci sono Lella Costa, Elisa, e Alessandro Sortino de Le Iene. C'è poi un duetto davvero solidale, Elisa e Daniele Silvestri, che chiosa così: «L'adesione è inevitabilmente e orgogliosamente totale».
IL MANIFESTO DEI 50
UN ANNO FA, OGGI 20 luglio 2001- 20 luglio 2002 Un anno fa alla vigilia del G8 di Genova, avevamo immaginato, sognato e chiesto una svolta radicale nei metodi della politica mondiale. Avevamo auspicato una nuova gerarchia nelle priorità del governo del pianeta che mettesse in cima la preoccupazione per la disperazione di una grande parte dell'umanità che oggi non gode di alcun bene, e non più le sole ragioni del profitto di pochi. Avevamo chiesto una politica ispirata alla responsabilità dei paesi più ricchi nel perseguire obiettivi realistici e minimi di equità sociale per tutti, ovunque vivano e a qualunque etnia appartengano. Poi il G8 si traformò in una questione di ordine pubblico e giudiziario, il rumore della violenza prese il sopravvento sulle parole e sulle promesse degli 8 leaders più potenti della terra, e persino su questa grande domanda di cambiamento. Un cambiamento atteso insieme a tanti, in Italia ed in ogni parte del mondo, che tarda ad arrivare. Anzi, ad un anno da quel tragico 20 luglio 2001, assistiamo ad un ritorno di schemi e processi politici che nulla hanno di nuovo. La Guerra al terrorismo, che l'11 settembre ha colpito New York con una violenza inedita ed inaudita, deve essere combattuta e perseguita con misure d'intelligence e di prevenzione, senza degenerare in giustificazione per innalzare nuovi muri e barriere contro i popoli più disperati, la conclamata guerra alla povertà rischia di trasformarsi in una guerra ai poveri, le nostre ricchezze ritornano ad essere un mero privilegio da difendere e non un capitale da reinvestire per una globalizzazione capace di responsabilità e di solidarietà. Un anno fa le nostre domande ed attese erano diventate coscienza diffusa, sentimento condiviso. Furono un fatto culturale capace di incidere nei comportamenti individuali e nella sensibilità verso i drammi di popoli lontani.
Per difendere questo patrimonio di coscienza collettiva oggi 20 luglio 2002, noi chiediamo che le ragioni della speranza in un mondo più giusto riprendano voce e posto nel dibattito sul futuro del mondo e del suo governo.
1) Noi ci impegniamo ad affermare ovunque la ferma convinzione che la violenza, la guerra, le rappresaglie e il terrorismo non sono mai una risposta alle istanze di giustizia, di sicurezza e di equità.
2) Noi ci impegniamo, nell'ambito delle nostre professioni, a promuovere una cultura della pace, del rispetto e della stima reciproche tra persone e popoli diversi.
3) Noi ci impegniamo a promuovere e a difendere il diritto di ogni uomo e d'ogni donna a condurre un?esistenza degna e libera dalla fame, dall'ignoranza, dallo sfruttamento, dal debito.
4) Noi ci impegniamo a promuovere un nuovo sistema mondiale di regole in cui non il più forte, ma il più debole abbia maggiori tutele, e in cui sia garantito a tutti gli stessi diritti, garanzie e opportunità.
5) Noi ci impegniamo a promuovere e a sostenere tutte le esperienze di nuova economia, di nuovo diritto, di nuovo commercio e ogni iniziativa che promuova l'amicizia reciproca tra i popoli e promettiamo di continuare a prestare la nostra voce a coloro che soffrono per la miseria, l'abbandono e l'abuso.
6) Noi chiediamo, perciò, di passare dalle parole ai fatti rispettando finalmente un impegno sottoscritto 10 anni orsono che prevedeva che i Paesi ricchi destinassero allo sviluppo dei Paesi più poveri almeno lo 0,7% del Pil, e di mettere fine al più presto ad una vergogna che uccide.
7) Noi chiediamo nuove regole internazionali e nuovi fondi perché l'accesso alle cure sanitarie e mediche non continui ad essere negato ad un terzo della popolazione mondiale;
8) Noi chiediamo un?economia davvero libera, in cui siano impedite posizioni di monopolio che alterano il mercato mondiale penalizzando i Paesi più deboli. E un'economia pluralista in cui siano previste e possibili forme di imprese civili e sociali e in cui la ragione economica non sia finalizzata esclusivamente alla massimizzazione dei profitti;
9) Noi chiediamo un sistema di regole nuove nel commercio internazionale che abbattendo protezionismi e barriere, permetta a tutti i Paesi di usufruire delle opportunità di un mercato globale;
10) Noi chiediamo ai responsabili delle nazioni che rafforzino la loro azione di tutela dell?originalità e delle ricchezze del creato, che stiamo consumando, dilapidando e manipolando in modo irresponsabile. Crediamo in un mondo di solidarietà e di pace fondata sulla giustizia perciò oggi 20 luglio ne vogliamo rilanciare le ragioni.
Le prime adesioni
1) Grazia Bellini 2) Tom Benetollo 3) Marco Bertotto 4) Luigi Bobba 5) Riccardo Bonacina 6) Aldo Bonomi 7) Massimo Cacciari 8) Franco Cardini 9) Maurizio Carrara 10) Virginio don Colmegna 11) Lella Costa 12) Carlo Costalli 13) Carlos Luis Custer 14) Amy Domini 15) Luca Doninelli 16) Girolamo Fazzini 17) Giuseppe Frangi 18) Angelo Ferrari 19) Gino Girolomoni 20) Paul Hirst 21) Luca Jahier 22) Muhammad Yunus 23) Flavio Lotti 24) Maurizio Maggiani 25) Sergio Marelli 26) Antonio don Mazzi 27) Alessandro Marescotti 28) Gianfranco Marzocchi 29) Giampaolo Missiroli 30) Donato Mosella 31) Riccardo Moro 32) Ernesto Olivero 33) Maria Otero 34) Edo Patriarca 34) Ann Pettifor 35) Savino Pezzotta 36) Pierluigi Porta 37) Fabio Protasoni 38) Giovanni Raboni 39) Giampiero Rasimelli 40) Ermete Realacci 41) Marco Revelli 42) Antonio Mons. Riboldi 43) Luisa Santolini 44) Teresa Sarti 45) Felice Scalvini 46) Daniele Silvestri 47) Alessandro Sortino 48) Fabrizio Tonello 49) Elisa Toffoli 50) Marco Vitale 51) Stefano Zamagni
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.