Formazione
Girolomoni, il profeta e la sua pasta
Una giornata con il Bové italiano. Vive nel cuore delle Marche, dove ha risistemato un monastero. Lì coltiva il frumento con il quale produce la pasta biologica che vende in tutto il mondo
Dal monastero di Montebello si vede un pezzo di mondo. Bellissimo.
Dai cinquecentocinquanta metri di questo colle che domina la Valle del Falco, si vede lo scenario insuperabile del Montefeltro con lo spettacolo del verde che rincorre la terra dei campi arati. E quando conduci la tua macchina fin quassù, dove l'unico rumore è quello di una brezza di libeccio che fa frusciare le querce e che parrebbe portare il profumo dell'Adriatico, ti chiedi com'è possibile. Come può accadere che un uomo, quassù, realizzato come imprenditore, felice come contadino, sereno come marito e padre, abbia voglia di graffiare ancora? Perché Gino Girolomoni, pioniere del biologico, amico di poeti e scrittori, poeta e scrittore lui stesso, colto autodidatta che discute di Thomas Mann e di Antico Testamento, non si stanca di usare tutti i mezzi, gli spazi, le tribune per denunciare la deriva ambientale, politica, religiosa di questo mondo? «Perché siamo ancora tutti sotto il faraone a fabbricare mattoni», ti dice secco, fissandoti negli occhi.
La conversazione, piacevolmente scoppiettante nel suo accento marchigiano, si svolge dentro il salone principale dell'ex-convento, dopo una visita al complesso trecentesco che ventisei anni fa cadeva a pezzi e che lui, con i suoi soci-amici, ha riportato all'antico splendore. Qui, un museo della civiltà contadina accoglie ogni anno 7.000 studenti. Qui, il chiostro ha visto Guido Ceronetti, ospite fisso, rappresentare il suo Teatro delle Marionette.
Vita: Girolomoni, siamo tutti schiavi?
Gino Girolomoni: Sì, e come gli Ebrei sotto il Faraone, non ci possiamo salvare da soli. Se non ci fosse stato Dio a condurli fuori dall'Egitto?
Vita: Mi faccia un esempio di schiavitù?
Girolomoni: Io rischio di vedere inquinate le mie coltivazioni dagli Ogm. Un giorno prima o poi accadrà: magari con lo 0,001%. Come evitarlo? Siamo indifesi. E poi penso ai bambini: siamo alla terza generazione umana che subisce attacchi feroci al corpo umano: esistono ormai più di 12 mila veleni al mondo, nell'aria, nell?acqua, nelle cose che mangiamo.
Vita: Per questo lei non si arrende. Ma chi si crede d?essere, dirà più d'uno..
Girolomoni: Mi sento uno che lotta per salvare la sua dignità umana. Contro questi pirati che hanno in mano tutto. Prima erano gli scienziati a massacrarci, ora sono i soldi, i grandi poteri, le multinazionali, con risorse finanziarie che gli Stati si sognano. Anzi, questi gli stati se li comprano. Come con l'unità europea.
Vita: Parla del Regolamento europeo sulla brevettabilità delle forme di vita?
Girolomoni: Certamente. Ah, io non mollo. Penso a Prodi, questo cristiano che fa la comunione tutte le domeniche. Lui mi deve aiutare a cambiare il regolamento sulla brevettabilità degli organismi viventi. Penso al famoso ufficio brevetti di Monaco, che ha registrato la clonazione umana: non ci raccontino che si è trattato di un errore. L'hanno fatto perché lo possono fare.
Vita: Nessuno parla dei brevetti Ogm…
Girolomoni: Nessuno, mai. Ti racconta le panzane, che sfameranno il mondo con il transgenico, omettendo di dire che quando il mondo ha fame è sempre colpa dell'uomo, responsabile di guerre, cambiamenti climatici, spopolamento delle campagne.
Vita: Si mangiano l'ambiente e ora vogliono imporre il transgenico. Di chi è la colpa?
Girolomoni: Credo che il cristianesimo abbia le sue responsabilità, con l'atteggiamento sulla schiavitù. Non per nulla, il Papa è andato in Madagascar a chiedere perdono. Con quella operazione, nel Seicento, abbiamo massacrato un continente. E così con l'America. Nel '92, in occasione dei cinquecento anni della scoperta, stavo preparando un'opera con Battiato. Non ce la feci, perché il lavoro mi prese. Ma la storia ci ha consegnato episodi tristi: francescani che usavano la corona del rosario per contare le frustate, gli schiavi incatenati per la testa e le teste tagliate quando uno schiavo moriva: per non dover togliere tutte le catene?
Vita: Anche il protestantesimo ha le sue responsabilità?
Girolomoni: Sto infatti parlando di cristiani. Secondo lei Dio preferisce un pagano morto o un cristiano morto in catene?
Vita: E quindi?
Girolomoni: No, mi risponda.
Vita: Un pagano vivo, credo?
Girolomoni: Ah, ecco. Perché io ho conosciuto Adrian Inez Chavez, un maestro guatemalteco che ha passato tutta la vita a ricostruire la lingua dei padri, perché la lingua maya è arrivato a noi da un vescovo spagnolo che l'ha messa per iscritto alla fine del Cinquecento. E lui, tutta la vita, a studiare: ma questo non può voler dire questo, e questo? Un pagano, certo. Ma a questi pagani Dio gli vuol bene. C'è bisogno di convertirlo? Lavoriamo insieme. Il cristianesimo è condivisione e partecipazione della sofferenza altrui. Quando ti sarai guadagnato la sua stima, potrai parlargli di Gesù.
Vita: Si comincia con la schiavitù, poi la politica ha fatto il resto.
Girolomoni: La politica segna il passo.
Vita: Per quale motivo?
Girolomoni: Ci abbiamo mandato i peggiori. Quando Lucio Giulino Moderato Columella, autore classico, racconta che nel III secolo lìagricoltura andava male (calavano i prezzi: con i tributi che pagavano le province, le produzioni locali costavano di meno. Come oggi le derrate con i contributi della Cee) e diceva: "È perché voi avete destinato i peggiori?". E si riferiva a quelli che non amavano quel mestiere, a quelli che non lo sapevano fare.
Vita: Vale oggi per la politica?
Girolomoni: Certo! Pensiamo alla sanità, alla gestione della sanità. Nelle Marche: 4 mila miliardi per la sanità su un bilancio di 6 mila. O siamo tutti moribondi, o sono dei gran ladri, o qualcuno non sa fare il suo mestiere. Amministratori così, il duca di Montefeltro li avrebbe messi ai ceppi.
Vita: In epoca di globalizzazione, la finanza viene sicuramente prima della politica.
Girolomoni: L'unico modo per far fronte a questo mercato mondiale è riorganizzare il livello sociale ed economico locale, e per questo occorrono partner come gli amministratori locali. Come faccio io, senza l?amministrazione comunale di Isola del Piano? In questo comune leader europeo del biologico, invece, che vogliono costruire una centrale elettrica da 800 megawatt che costa mille miliardi. Costruire alternative sostenibili si potrebbe, se c'è una sponda della politica locale. Io temo che sarà una strage economica, perché non siamo in grado di ricostruire il nostro territorio.
Vita: Cosa prevede?
Girolomoni: Non riusciremo a fermare il transgenico, non riusciremo a bloccare gli Usa e quindi sbarcherà in Europa la catena Valmar (Walmart, ndr) che fattura 300mila miliardi, che praticherà prezzi stracciati. Tornerà la stagione degli hard discount e ucciderà il mercato. Finirà così. Senza amministratori saggi, sarà così. Aveva ragione il cardinal Martini quando si proponeva di costruire scuole di formazione politica.
Vita: Una visione apocalittica. La sua amicizia con Sergio Quinzio ha influito.?
Girolomoni: Io continuo a lavorare, continuo a produrre cibi buoni, quindi non sono Sergio Quinzio. Ma non possiamo salvarci da soli. Dire che siamo tutti a produrre mattoni per il faraone significa questo: che solo un Altro ci potrà salvare. Con il Rinascimento, con l?idea che ci possiamo salvare da soli, abbiamo messo l'uomo al centro dell'universo e tolto Dio. Facciamo i bilanci di questa operazione: siamo più felici? A me non sembra. Questo non significa che smetto di impegnarmi. Continuo piantare le querce, come Lutero. E per vedere una quercia ci vogliono cent?anni.
Vita: Si sente una Cassandra?
Girolomoni: No, ma dico con Guido Ceronetti che, quando c'è la peste, se uno dice che si tratta del morbo salva, se invece dice che è un semplice raffreddore, assassina. La realtà va guardata in faccia, altrimenti non si può fare niente, solo chiacchiere.
Vita: Come cattolico, si sente isolato?
Girolomoni: Giovanni Testori aveva una immagine bellissima. Diceva di andare in chiesa la domenica ?a mangiare la marmellata cristiana?. Bene, con la consapevolezza di stare in mezzo alla distribuzione di marmellata, sono deluso. Non basta che il Papa e Ratzinger abbiano coscienza di questa tragedia ambientale. E i vescovi? I preti? Non li sento mai gridare contro i veleni del mondo. Il capo, senza le membra, non va da nessuna parte.Quando l'Europa stava per approvare il regolamento per la brevettabilità delle forme viventi, ho sentito monsignor Elio Sgreccia dire che "se è per il progresso dell'umanità, va bene?". E i cattolici nel Parlamento europeo alzarono la mano: votarono a favore. Solo i Verdi furono contro.
Vita: Le piace essere paragonato a José Bové?
Girolomoni: Un anno fa, sì. Oggi un po? meno. Gli riconosco il coraggio. Di fronte alle coltivazioni transgeniche bisogna fare come fa lui: andarle a strappare, prima che fioriscano.
Vita: Lo farebbe anche lei?
Girolomoni: Sicuramente. Me le hanno tolte, nelle Marche, se no ci sarei andato con tutti i miei 1.000 agricoltori associati. Oggi, se ci sono, sono coltivazioni clandestine.
Vita: Come vede il movimento antiglobal?
Girolomoni: Ho visto una foto di Luca Casarini con la Coca-Cola e l'hamburger: è stata la risposta che cercavo? Diceva Lanza del Vasto: "Le intenzioni erano buone??"
Vita: Ma di Genova non salva niente?
Girolomoni: A Genova c'era anche gente meravigliosa, migliaia di persone. La cosa buona è l'esigenza di continuare combattere, la percezione degli orrori in cui viviamo: trenta affaristi che vogliono imporre il mercato in tutto il mondo, dettando legge ovunque. Questa coscienza è positiva. I tentativi di appiccicarci sopra la propria etichetta sono penosi.
Vita: I Verdi, una pagina amara.
Girolomoni: Mi hanno deluso, anche se ho partecipato alla rifondazione di Chianciano e sono entrato nel partito con la Francescato. Ma i personaggi di valore erano troppo pochi. Ci ho creduto, pensavo a quel voto a Strasburgo. Ci sono state anche cose buone: il principio di precauzione diventato cultura di governo con Amato. Esperienza importante, ne faremo un libro.
Vita: Autori?
Girolomoni: Grazia Francescato e Alfonso Pecoraro Scanio, uscirà per la collana Terra Terra dell'editrice Jaca Book, che rilanceremo con numerosi titoli.
Vita: Sul biologico, lei non si unisce mai al coro del "tutto bello, tutto bene".
Girolomoni: So di rappresentare una delle esperienze più importanti. Questo mi abilita a parlare. Il biologico è cresciuto perché sono state diffuse le motivazioni culturali e tecniche. Per me non è un modo diverso di coltivare i campi, ma l'occasione più grande che ci sia stata, nel Dopoguerra, per ricostruire quel pezzo di società che è la campagna. Il bio è servito: su 60mila aziende, 40mila sono in collina o in montagna, di cui abbiamo impedito un maggiore spopolamento. Quindi non mi rassegnerò all?idea che sia solo una marca di cibo diversa dalle altre. È il rischio legato all'arrivo dei grandi gruppi: appiattimento sui requisiti minimi, biologico che è tale perché non ha residuo di pesticida. A buon prezzo, magari preso dove costa meno, dove non si paga la gente che ci lavora. Questo biologico lo combatterò con tutte le mie forze.
La foto è tratta dal sito girolomoni.it
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