Volontariato

Anche in Italia sterilizzati i disabi

Testimonianze riservate e inedite di medici “pentiti” rivelano: migliaia di pazienti psichiatrici e persone affette da gravi handicap sono stati sterilizzati a loro insaputa.

di Gabriella Meroni

Anche in Italia, come nel resto d?Europa, sono state migliaia le operazioni di sterilizzazione forzata ai danni di disabili. Interventi effettuati su persone incapaci di intendere, malati psichici o portatori di gravi handicap (anche se in misura minore), per la quasi totalità donne. La gravissima denuncia, corredata da tanto di cifre – anche se solo stimate – viene da una fonte autorevole: il professor Lucio Pinkus, chiamato a coordinare un gruppo di lavoro sulle sterilizzazioni creato dalla Commissione Nazionale di Bioetica presso il ministero della Solidarietà sociale. ?Vita? lo ha intervistato in esclusiva, raccogliendone le opinioni su un tema tanto delicato quanto difficile da far emergere. Se il 1997 è stato l?anno che ha visto affiorare lo sconcertante fenomeno delle sterilizzazioni di massa nell?Europa del Nord, probabilmente il 1998 vedrà l?Italia attivarsi per indagare seriamente su quanto è avvenuto da noi. E a chiedere un?indagine ministeriale sul tema sarà la stessa Commissione di bioetica.
Dopo la bufera scoppiata a settembre sulle migliaia di sterilizzazioni coattive scoperte nei Paesi scandinavi, ma anche in Francia e Austria, erano stati in molti a chiedersi se anche nel nostro Paese si fossero sterilizzate persone incapaci di decidere per se stesse. Immediate in quell?occasione erano piovute le smentite un po? da tutta Italia. Oggi, invece, le clamorose dichiarazioni del professor Pinkus, che arriva a stimare in circa 6000 i casi di sterilizzazioni coattive praticate in Italia dal 1985 ad oggi. In media, tra le 400 e le 600 l?anno. «In Italia il problema delle sterilizzazioni non è tanto legato all?eugenica, come all?estero» dice il professor Pinkus. «Sebbene non siano mancati anche da noi gli assertori di questa teoria, tra cui il professor Gedda, presidente dell?Azione Cattolica, che ne parlò fino al 1950. Ma l?Italia non è mai arrivata agli estremismi nazisti, ed escluderei che siano state praticate sterilizzazioni di massa per motivi di selezione della razza. Le sterilizzazioni in Italia, a quanto ne so, sono avvenute in anni più recenti: per i pazienti degli ospedali psichiatrici, dalla riforma Basaglia in poi». Le sue affermazioni sono molto gravi. Su quali basi vengono formulate?
«Mi occupo di bioetica da molti anni, e per questo sono in contatto con moltissimi medici in tutta Italia» spiega il professore. «Decine di loro mi hanno esposto i propri dubbi morali per aver praticato personalmente, o aver saputo di colleghi che praticano sterilizzazioni su soggetti incapaci di intendere e di volere. Dispongo delle testimonianze di circa venti professionisti, di cui per ovvi motivi non posso rivelare l?identità. La difficoltà però non sta nel trovare persone disposte a parlare, ma scovare prove concrete che questo tipo di operazioni siano avvenute e a danno di chi». In che modo si potrebbe provare tutto ciò? «Facendosi consegnare le cartelle cliniche dei reparti di ginecologia o degli istituti psichiatrici in cui esisteva una sala operatoria. Ma il potere di richiedere tale documentazione riservata non è tra le prerogative della Commissione di cui faccio parte». Lei ha parlato di testimonianze di medici che le hanno confidato di aver praticato le sterilizzazioni su persone con handicap psichici, quindi a loro insaputa, o per lo meno senza il loro pieno consenso. Chi ha deciso per questi individui? «Per quanto ne so, per la maggior parte dei casi decide la famiglia, preoccupata di evitare alla ragazza di procreare, in altri casi lo psichiatra responsabile dell?istituto in cui la paziente è ricoverata. Secondo quanto ho appreso, le circostanze in cui si è operato (o si continua a operare) sono connesse quasi sempre a un aborto terapeutico o a un?operazione di taglio cesareo. Nel corso di questi interventi alla donna vengono chiuse le tube: l?indicazione che si utilizza in questi casi è una biopsia, o genericamente un?indagine intraoperatoria; la giustificazione medica per la chiusura delle tube poi si trova facimente, basta diagnosticare un prolasso dell?utero o una qualsiasi disfunzione a un?ovaia per giustificare l?intervento anche agli occhi della famiglia, per eliminare i residui scrupoli. Ma molto spesso, lo ripeto, sono gli stessi genitori a richiedere la sterilizzazione delle figlie. Sono persone che si chiedono cosa ne sarà di queste donne una volta uscite da una struttura chiusa e ?protetta? come l?istituto psichiatrico».
Ma in pratica, nel caso che si riesca a provare che le sterilizzazioni forzate sono realmente avvenute, chi le ha praticate cosa rischia a livello giuridico? La questione è complessa e per molti versi non ben definita. L?Italia infatti non dispone di una normativa ad hoc sulle sterilizzazioni. Di sicuro esse non sono più reati ?contro la stirpe?, come previsto dal codice Rocco, dato che l?articolo del codice che definiva la sterilizzazione in questo modo è stato depennato dalla legge 194, che ha legalizzato l?aborto. La 194 non ha però abolito un altro articolo, che riguarda i danni irreversibili inflitti all?organismo, le cosiddette lesioni permanenti. Ora, da più parti ci si chiede: la sterilizzazione va considerata una lesione permanente -quindi un reato grave – oppure no? Anche su questo tema dovrà probabilmente esprimere un parere il gruppo guidato dal professor Pinkus. Ma il fatto che la materia sia così indeterminata ha senza dubbio facilitato, anziché ostacolare, chi ha voluto praticare le sterilizzazioni anche su soggetti deboli.
È questa l?opinione del dottor Nicola Natale, primario del reparto di Ostetricia e ginecologia dell?ospedale di Lecco, che però precisa: «Non sono a conoscenza di sterilizzazioni praticate su persone con handicap, ma non potrei neppure escluderle. Di sicuro chi le fa non lo grida ai quattro venti. Sono informazioni che seguono canali semiufficiali, raramente tra colleghi ci si scambia queste confidenze». E proprio la difficoltà di reperire informazioni porterà la Commissione a sollecitare l?intervento del governo, e in particolare del ministero della Sanità, perché avvii un?indagine approfondita sulle sterilizzazioni coattive in Italia. Tra l?altro, alla Commissione di bioetica è arrivato un questionario sulla sterilizzazione forzata sui malati di mente messo a punto dal Consiglio d?Europa, a cui gli esperti italiani dovranno rispondere. «Questo conferma che il problema esiste ed è sentito» conclude Pinkus. Per completare il quadro, dunque, mancano soltanto le prove. Starà all?indagine ministeriale tirarle fuori.

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